A cura di Topidabiblioteca
La banalità del male di Hannah Arendt (1964)
Il più venduto nella categoria Libertà e sicurezza di Amazon, La banalità del male è un saggio a metà tra il genere filosofico e il romanzo d'inchiesta.
Il testo fu redatto nel 1963 a seguito del processo contro il criminale nazista Otto Adolf Heichmann, catturato in Argentina la sera dell'11 maggio 1960 e successivamente posto dinanzi al Tribunale distrettuale di Gerusalemme l'11 aprile 1961.
Heichmann, in quanto l'organizzatore dei trasporti di ebrei nei campi di concentramento, doveva rispondere di quindici imputazioni, avendo commesso "in concorso con altri", crimini contro il popolo ebraico, crimini contro l'umanità e crimini di guerra sotto il regime nazista.
Durante il processo, al quale prese parte in qualità di inviata speciale del “New Yorker”, Hannah Arendt si rese conto che l’uomo fungeva da banalissimo "tecnico", in quanto si era limitato a mettere in pratica gli ordini ricevuti. Il male che Eichmann incarna appare alla Arendt "banale", e perciò tanto più terribile, perché i suoi servitori più o meno consapevoli non sono che dei burocrati. Si somigliano e ci somigliano.
A causa di queste sue riflessioni, la Arendt è stata criticata ed additata dal mondo ebraico, al quale ella stessa apparteneva, per aver sottovalutato il fenomeno nazista.
"I vuoti di oblio non esistono. Nessuna cosa umana può essere cancellata completamente e al mondo c'è troppa gente perché certi fatti non si risappiano: qualcuno resterà sempre in vita per raccontare. E perciò nulla può essere "praticamente inutile", almeno non a lunga scadenza. [...] Sul piano politico, essi insegnano che sotto il terrore la maggioranza si sottomette, ma qualcuno no, così come la soluzione finale insegna che certe cose potevano accadere in quasi tutti i paesi, ma non accaddero in tutti. Sul piano umano, insegnano che se una cosa si può ragionevolmente pretendere, questa è che sul nostro pianeta resti un posto ove sia possibile l'umana convivenza."
Sono stato un numero - Alberto Sed racconta di Roberto Riccardi (2009)
Alberto Sed, all'età di 91 anni, è morto il 2 novembre 2019.
E questo libro racconta la sua vita dalla nascita al 2009, quando, dopo quasi cinquant'anni, è riuscito a parlare di come è sopravvissuto al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau.
"Il 16 ottobre del 1943 io c'ero" racconta in questa testimonianza che è un crescendo di emozioni contrastanti.
Non è facile ricordare senza provare dolore.
Un libro che andrebbe letto per capire a fondo cosa accadeva in quegli anni bui, in quei campi dove i nazisti non erano gli unici nemici, perché a loro si aggiungevano la fame, il gelo dell'inverno, le torture. E poi le marce della morte, gli incontri di pugilato fra prigionieri organizzati per deliziare le SS e la testimonianza più agghiacciante di tutte, impressa indelebilmente nella mia memoria: costringevano i prigionieri a lanciare in aria i neonati, in maniera tale da poterli fucilare come ai tiri a segno dei luna park...
"Non ho mai accettato di tornare a visitare il campo. Tempo fa un produttore televisivo di Milano chiese di incontrarmi. Voleva organizzare un documentario, offrì molti soldi perché accettassi di tornare nel lager. [...] - Sono disposto ad arrivare fino al Brennero, ma la frontiera non la passo. E ad Auschwitz non tornerò mai. Per nessuna ragione. Il produttore insisteva: - perché non vuole? Questa per lei sarebbe una grande rivincita! Quella frase risuonò in me come una musica stonata, assurda. Senza rispondere andai in camera mia e presi una foto sul comodino. Gliela mostrai. - La vede questa foto? É stata scattata alle mie nozze d'oro. Qui c'è tutta la mia famiglia. [...] Questa, solo questa è la mia rivincita!"
Un ragazzo sveglio di Stephen King (1982)
"Un essere umano non può mai sapere tutto quello che c'è nel cuore di un altro essere umano."
Nel 1974, a Los Angeles, il tredicenne Todd Bowden suona alla porta del vecchio immigrato tedesco Arthur Denker, accusandolo di essere il famigerato criminale nazista Kurt Dussander durante la Seconda Guerra Mondiale. Nonostante inizialmente cerchi di smentire, alla fine il vecchio è costretto ad ammettere la sua vera identità; invece di denunciare alle autorità Dussander, Todd gli chiede di raccontagli nel dettaglio tutti i suoi crimini commessi in guerra, compresi i dettagli più raccapriccianti, minacciando di smascherarlo e farlo arrestare se si rifiuta.
"Un ragazzo sveglio" è contenuto all'interno della seconda raccolta di racconti di Stephen King, Stagioni diverse. Rappresenta l'estate (L'estate della corruzione) e nel 2002 è diventato un film diretto da Brian Singer dal titolo L'allievo.
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