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Piranesi di Susanna Clarke

A cura di Topidabiblioteca



Scheda:

Titolo: Piranesi

Autore: Susanna Clarke

Anno: 2021

Genere: Fantasy, Mistero, Thriller

CE: Fazi Editore

Pagine: 268

Formati disponibili: Copertina flessibile, e-book

Prezzo: 16,50€ (cartaceo), 8,99€ (e-book)


Trama:

Piranesi vive nella Casa. Forse da sempre. Giorno dopo giorno ne esplora gli infiniti saloni, mentre nei suoi diari tiene traccia di tutte le meraviglie e i misteri che questo mondo labirintico custodisce. I corridoi abbandonati conducono in un vestibolo dopo l’altro, dove sono esposte migliaia di bellissime statue di marmo. Imponenti scalinate in rovina portano invece ai piani dove è troppo rischioso addentrarsi: fitte coltri di nubi nascondono allo sguardo il livello superiore, mentre delle maree imprevedibili che risalgono da chissà quali abissi sommergono i saloni inferiori.

Ogni martedì e venerdì Piranesi si incontra con l’Altro per raccontargli le sue ultime scoperte. Quest’uomo enigmatico è l’unica persona con cui parla, perché i pochi che sono stati nella Casa prima di lui sono ora soltanto scheletri che si confondono tra il marmo.

Improvvisamente appaiono dei messaggi misteriosi: qualcuno è arrivato nella Casa e sta cercando di mettersi in contatto proprio con Piranesi. Di chi si tratta? Lo studioso spera in un nuovo amico, mentre per l’Altro è solo una terribile minaccia. Piranesi legge e rilegge i suoi diari ma i ricordi non combaciano, il tempo sembra scorrere per conto proprio e l’Altro gli confonde solo le idee con le sue risposte sfuggenti. Piranesi adora la Casa, è la sua divinità protettrice e l’unica realtà di cui ha memoria. È disposto a tutto per proteggerla, ma il mondo che credeva di conoscere nasconde ancora troppi segreti e sta diventando, suo malgrado, pericoloso.

Susanna Clarke, autrice fantasy fra le più acclamate, torna in maniera trionfale con un nuovo, inebriante romanzo ambientato in un mondo da sogno intriso di bellezza e poesia.


Recensione:

Piranesi nella Casa. Piranesi con i suoi abiti consunti e i corallini tra i lunghi ricci mai pettinati. Piranesi che cammina scalzo tra le Sale, che si arrampica sulle Statue, annota le sue giornate sui taccuini e parla con gli albatros e i gabbiani. Piranesi che pesca, calcola le maree e ha paura di inoltrarsi tra le nuvole. Piranesi che non sa neanche qual è il suo vero nome, ma a cui non importa, perché non vuole conoscere di più su se stesso ma solo sul luogo in cui vive. Piranesi, studioso, avventuriero e figlio benedetto delle misteriose Pareti che lo circondano.

Come è arrivato lì? Cosa rappresentano le Statue? Perché si trova in un labirinto senza fine né uscita? E chi è davvero l'Altro, l'unica persona a viverci oltre lui?





Le premesse per un romanzo indimenticabile c'erano tutte: il giusto alone di mistero, le descrizioni minuziose (a volte anche fin troppo) dell'ambientazione, una trama lineare ma per nulla semplice. E poi l'incanto visto attraverso gli occhi di Piranesi per ogni nuova scoperta, per ogni più piccola novità. Che poi, nella Casa basta davvero poco per smorzare la monotonia, come ad esempio la comparsa di una coppia di albatros nei saloni sud occidentali. Perché le giornate, scandite dall'alternarsi in cielo del sole e delle stelle, non sono frenetiche, seppur Piranesi cerca sempre qualcosa da fare per occupare il tempo (scrivendo, pescando, esplorando o parlando con una decina di scheletri, unica testimonianza del fatto che c'è stato qualcuno lì, prima di lui).

Un altro elemento che senza dubbio attribuisce un ritmo al tempo è l'Altro, uomo sfuggente e misterioso che Piranesi ha modo di incontrare solo due giorni alla settimana e che inspiegabilmente riesce a donargli oggetti utili ma introvabili all'interno della Casa, come penne, fiammiferi, ciotole di plastica e scarpe nuove.

Allora cosa manca a questo romanzo? Personalmente l'ho trovato... arido di sentimenti. Tecnico, curato, perfetto stilisticamente parlando (da notare anche la cura che gli ha dedicato Fazi sia dal punto di vista della traduzione, capirai un paio di refusi, sia dal punto di vista grafico e dell'impaginazione, perché la copertina con i particolari color bronzo è un piacere per la vista) ma... freddo.

Arido di sentimenti l'ho già detto?

Non sono riuscita a empatizzare con il protagonista, e questa la dice lunga, dato che sotto ogni aspetto Piranesi può essere considerata una "vittima" seppur inconsapevole.

Egli è infatti succube degli atteggiamenti arroganti e sprezzanti dell'Altro che, mascherandosi con doni e toni gentili, altro non fa che comandare Piranesi a compiere esplorazioni in luoghi che lui non ha il coraggio di raggiungere.

Ed è stato lui ad attribuirgli questo nome, senza neanche chiedersi se all'interessato andasse bene e senza domandargli se ne avesse già uno, magari.

Piranesi neanche lo ricorda, il suo nome (per quello che ne sa, la sua vita ha avuto inizio qualche anno prima tra quei luoghi, perché non ha memoria né del suo passato né di altri posti diversi dalla Casa) ma non è questo il punto. O forse è proprio questo. Perché Piranesi tenta sempre di giustificarne i comportamenti e, spesso, prova addirittura pietà per questa persona che non ha il suo stesso coraggio. Come biasimarla?

Il protagonista, per tutto il tempo, non avverte mai sentimenti negativi (sarà per questo che è stato difficile empatizzare con lui?)

Non prova mai rabbia, invidia, sconforto.

Lui gode della magnificenza della Casa, tanto basta per farlo sentire ogni giorno grato. E fatto che anche l'Altro possa ammirarla e studiarla, dimostra che sono entrambi degni di calpestarne il suolo.

A proposito di "calpestare il suolo", cade proprio a puntino un chiaro esempio che vi farà capire la natura santa (sfiorando davvero il fantasy) di Piranesi.

Egli cammina scalzo (e per cammina intendiamo diversi chilometri al giorno) scansando pietre e cocci per mesi e mesi, in quanto il suo ultimo paio di scarpe era diventato inutilizzabile. A un certo punto, raccontando all'Altro che esiste un luogo piuttosto lontano dove di notte si ammirano alla perfezione le stelle, questi gli ordina di recarsi lì per disegnare una mappa delle costellazioni più luminose (che dovrebbero servirgli a capire finalmente come incanalare "potere" e "conoscenza" attraverso dei misteriosi rituali).

Piranesi allora risponde che l'avrebbe fatto con piacere, se non fosse stato per le numerose macerie presenti in quel salone, trasportate dalle maree.

Quindi l'Altro, candidamente, gli domanda quale fosse il problema ed è solo allora, tra l'altro dopo che Piranesi glielo fa notare, che si rende conto della situazione.

Piranesi non indossa delle scarpe (mentre l'Altro si presenta sempre vestito in maniera impeccabile, e ogni volta con un completo diverso) ma che problema c'è?

"Se è tutto qua, ti darò delle scarpe domani."

E le scarpe arrivano, ancora nella loro confezione originale, nuove e bellissime.

Ora ditemi, chi non si sarebbe anche solo un tantino alterato in una situazione simile?

Io mi sarei sentita presa seriamente in giro, altro che benedetta dalla Casa!

Ma Piranesi no, lui ringrazia l'Altro per ciò che gli dona, anche se teoricamente dovrebbe essere la Casa, attraverso l'Altro, a far loro dei doni.

La sua considerazione finale?

"Mi viene da chiedermi perché mai la Casa offra all'Altro una varietà di oggetti più ampia di quella che offre a me [...] Penso che, forse, sia perché l'Altro non è abile quanto me nel prendersi cura di se stesso."

E con questo, ritorno al discorso di prima. Piranesi è una vittima, inconsapevole o fin troppo umile poco importa, sta di fatto che dovrebbe smuovere qualcosa nel lettore.

A seconda delle vicende avrei dovuto ammirarlo, immedesimarmi in lui, provare tristezza o un minimo di simpatia nei suoi confronti.

Ma non è avvenuto niente di tutto questo.

Di fatto, per tutta la durata del romanzo mi sono... annoiata.

I colpi di scena? Previsti già a inizio libro, dopo i primi indizi.

Il mistero della Casa, labirinto e adorata dimora? Sarebbe dovuto rimanere tale, essendo l'unico elemento "trasportante" della storia.

Invece l'autrice ha deciso di "razionalizzare" anche questa, portando a un finale piatto e che non ti lascia nulla.

Io contavo proprio sul finale. Attendevo qualcosa di talmente originale da ribaltare l'intera situazione, facendomi rivalutare l'intero libro. E vi dirò, a questo punto avrei preferito un finale aperto e meno pratico.

Ma eccome vi accennavo, Susanna Clarke, dopo aver creato un mondo misterioso e surreale, sul finale riporterà Piranesi (e il lettore) in un mondo che conosciamo fin troppo bene. Il nostro.

Anche qui, mi aspettavo più sentimenti e meno descrizioni. Più trasporto emotivo da parte del protagonista. Mi aspettavo quel "qualcosa" che ti smuove quando ti cali totalmente nei panni di qualcun altro, facendoti sorridere o rattristare. Facendoti sentire sollevato, fiero o arrabbiato.

Tutto ciò durante la lettura di Piranesi per me non è accaduto ed è un vero peccato, perché, ripeto, trama e narrazione meritano davvero.

Per questo motivo non mi sento di consigliarlo a qualunque tipo di lettore, perché potrebbe esserci seriamente il rischio di non portarlo a termine.

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